La peste suina africana, malattia virale che colpisce suini domestici e selvatici, rappresenta una minaccia globale per l’industria suinicola e la sicurezza alimentare.
La sua diffusione, spesso causata da contatti tra animali infetti e sani, richiede strategie di controllo e prevenzione rigorose a livello mondiale e sta facendo aumentare la preoccupazione in molte regioni italiane, dall’Italia settentrionale alla Basilicata.
Gli allevatori temono per la sicurezza dei loro maiali, suscitando timori riguardo alla trasmissione della malattia da parte dei cinghiali selvatici. Questo fenomeno ha messo a rischio centinaia di allevamenti, specialmente quelli del Nord, dove i primi casi sono stati riscontrati attraverso la fauna selvatica, minacciando il settore suinicolo.
L’allarme si estende fino al Sud, con la Basilicata che ha adottato misure urgenti per contenere la diffusione del virus. Sebbene la peste suina africana non rappresenti una minaccia per gli esseri umani, può causare gravi perdite economiche, portando alla morte improvvisa dei suini, sia selvatici che allevati.
Le regioni colpite dalla peste suina africana
Le regioni nord-occidentali hanno sperimentato i primi casi nel 2022, con Liguria e Piemonte al centro dell’epidemia. L’Emilia Romagna, in particolare le province di Parma e Piacenza, si trova ora al centro dell’emergenza, con l’intervento persino dei droni dell’esercito per monitorare la situazione. Gli allevamenti sono costretti a prendere misure straordinarie, come l’installazione di reti per impedire ai cinghiali di entrare in contatto con i maiali allevati.
Anche al Sud si affronta l’emergenza, con la Basilicata che ha approvato un piano di interventi urgenti per implementare le misure preventive. La peste suina africana, malattia tipica dei suini, ha fatto la sua comparsa nel resto dell’Italia solo dal 2022, con possibili origini europee diverse dal ceppo sardo.
Nel caso di infezione da peste suina, gli animali mostrano una serie di sintomi distintivi, tra cui febbre, perdita di appetito e debolezza nelle zampe posteriori, che li porta a camminare in modo incerto. Si manifestano anche difficoltà respiratorie, stitichezza e possibili aborti spontanei. La presenza del virus nel sangue provoca una viremia che dura dai 4 ai 5 giorni, durante i quali il virus si diffonde attraverso le cellule del sangue, causando sintomi gravi che spesso portano alla morte dell’animale in tempi rapidi.
Questa malattia, seppur innocua per gli umani, minaccia gravemente l’economia legata agli allevamenti suinicoli. I danni economici derivanti dalla necessità di abbattere i suini infetti sono rilevanti, spingendo il ministero dell’Agricoltura a stanziare 19 milioni di euro per risarcire gli allevatori colpiti.
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