Aumento stipendi, ecco i settori dove si guadagna di più

Negli ultimi anni, si è assistito a un costante interesse per l’aumento degli stipendi, un tema di rilevanza crescente. L’analisi di questo fenomeno rivela tendenze, impatti economici e sfide sociali.

Nel corso del 2023, si è assistito a un incremento degli stipendi in Italia, seppur del 1,6%, tuttavia tale aumento non è stato all’altezza del tasso inflazionistico, generando una disparità che continua a pesare sul mercato del lavoro, con le aziende che si trovano ancora alla ricerca di circa 500mila lavoratori.

I recenti dati Istat sull’occupazione per il 2023 hanno delineato un quadro della situazione anche dal punto di vista delle imprese italiane. Sebbene si sia registrato un aumento delle posizioni lavorative, soprattutto nel settore dei servizi, il numero di posizioni vacanti è rimasto pressoché invariato, configurando quello che viene definito come un problema di “mismatch” nel mercato del lavoro italiano.

Incremento record dell’occupazione nel 2023

Incremento record dell'occupazione nel 2023
Incremento record dell’occupazione nel 2023

Il costo del lavoro è anch’esso in crescita, attribuibile in parte all’aumento delle retribuzioni, sebbene tale incremento abbia rallentato rispetto all’anno precedente, fermandosi all’1,6%. Nonostante un aumento delle ore lavorate, soprattutto tra i dipendenti, si è riscontrato un incremento anche nei ricorsi alla cassa integrazione.

L’incremento record dell’occupazione nel 2023 ha avuto un impatto significativo sulla domanda di lavoro, specialmente nel contesto delle industrie e dei settori produttivi italiani. Tuttavia, l’aumento della domanda di lavoro nell’industria è stato inferiore alla media, registrando un +2,4%, mentre sono stati i servizi a trainare l’aumento delle posizioni lavorative disponibili, con un +3,2%, soprattutto nei settori legati al turismo e alle nuove tecnologie.

Nonostante ciò, molti posti di lavoro rimangono scoperti, con un tasso di posti vacanti che rimane al 2,2%, in leggero aumento rispetto all’anno precedente. Questo fenomeno è attribuibile principalmente alla crisi demografica italiana e alle politiche migratorie, oltre alla bassa competitività degli stipendi offerti rispetto ai mercati esteri.

Parallelamente, nel 2023 il costo del lavoro è aumentato per le imprese, con un incremento medio del 3,2% rispetto all’anno precedente, principalmente dovuto agli oneri sociali che sono cresciuti del 3,9% nei servizi. Tuttavia, l’aumento delle retribuzioni è stato inferiore, attestandosi all’1,6%, erodendo parzialmente il potere d’acquisto degli italiani, poiché non è stato sufficiente a contrastare l‘inflazione, che si è attestata al 5,1% rispetto all’anno precedente.

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